venerdì 30 dicembre 2011
sabato 24 dicembre 2011
Miseria dell'ambiente studentesco
Introduzione alla vita non-fascista
Come fare per non diventare fascisti anche se (soprattutto se) si crede di essere militanti rivoluzionari ? Come liberare i nostri discorsi e i nostri atti, i nostri sentimenti e i nostri piaceri dal fascismo? Come snidare il fascismo rintanato nel nostro carattere ?
- Azione politica libera da qualsiasi paranoia totalizzante e unitaria.
- Sviluppo di azioni, pensieri e desideri mediante proliferazione, giustapposizione, disgiunzione, e non per suddivisione e gerarchizzazione piramidale.
- Non fidarsi più delle vecchie categorizzazioni del Negativo (legge, limite, castrazione, carenza, lacuna), per troppo tempo sacralizzate dal pensiero occidentale come forma di potere e accesso alla realtà. Preferire ciò che è positivo e molteplice, la differenza all’uniformità, i flussi all’unità, le disposizioni mobili ai sistemi. Credere che ciò che è produttivo è nomadico e non sedentario.
- Non credere che occorra essere tristi per essere militanti, per quanto sia abominevole ciò che si combatte. E’ la connessione del desiderio con la realtà (e non la sua fuga nella forma della rappresentazione) che possiede forza rivoluzionaria.
- Non usare il pensiero per fondare una pratica politica sulla Verità, né l’azione politica per screditare – in forma meramente speculativa – una linea di pensiero.
- Usare la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e degli ambiti d’intervento dell’azione politica.
- Non chiedere alla politica il ripristino dei “diritti individuali”, come sono stati definiti dalla filosofia. L’individualità è un prodotto del potere. Ciò che occorre è “de-individualizzarsi”, con la moltiplicazione e la dislocazione, in combinazioni diverse.
- Il gruppo non dev’essere un legame organico che unisce individui gerarchizzati, ma un costante generatore di”de-individualizzazione”.
- Non innamorarsi del potere.
Michel Foucault
tratto dalla prefazione all’edizione americana del 1977 di Deleuze, Guattari, Antiedipo (1972)
Come fare per non diventare fascisti anche se (soprattutto se) si crede di essere militanti rivoluzionari ? Come liberare i nostri discorsi e i nostri atti, i nostri sentimenti e i nostri piaceri dal fascismo? Come snidare il fascismo rintanato nel nostro carattere ?
- Azione politica libera da qualsiasi paranoia totalizzante e unitaria.
- Sviluppo di azioni, pensieri e desideri mediante proliferazione, giustapposizione, disgiunzione, e non per suddivisione e gerarchizzazione piramidale.
- Non fidarsi più delle vecchie categorizzazioni del Negativo (legge, limite, castrazione, carenza, lacuna), per troppo tempo sacralizzate dal pensiero occidentale come forma di potere e accesso alla realtà. Preferire ciò che è positivo e molteplice, la differenza all’uniformità, i flussi all’unità, le disposizioni mobili ai sistemi. Credere che ciò che è produttivo è nomadico e non sedentario.
- Non credere che occorra essere tristi per essere militanti, per quanto sia abominevole ciò che si combatte. E’ la connessione del desiderio con la realtà (e non la sua fuga nella forma della rappresentazione) che possiede forza rivoluzionaria.
- Non usare il pensiero per fondare una pratica politica sulla Verità, né l’azione politica per screditare – in forma meramente speculativa – una linea di pensiero.
- Usare la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e degli ambiti d’intervento dell’azione politica.
- Non chiedere alla politica il ripristino dei “diritti individuali”, come sono stati definiti dalla filosofia. L’individualità è un prodotto del potere. Ciò che occorre è “de-individualizzarsi”, con la moltiplicazione e la dislocazione, in combinazioni diverse.
- Il gruppo non dev’essere un legame organico che unisce individui gerarchizzati, ma un costante generatore di”de-individualizzazione”.
- Non innamorarsi del potere.
Michel Foucault
tratto dalla prefazione all’edizione americana del 1977 di Deleuze, Guattari, Antiedipo (1972)
lunedì 12 dicembre 2011
Porta in una notte come questa, dispiacere,
recare a voi disturbo, in fondo all'occhio, al cuore,
sia che lo spettro che v'arriva è pura fiamma,
sia che provenga solo da una debole scintilla.
Una delle prime sorprese della vita, a ritornarci,
consiste nel sentirsi costretti a spiegazione, di continuo.
recare a voi disturbo, in fondo all'occhio, al cuore,
sia che lo spettro che v'arriva è pura fiamma,
sia che provenga solo da una debole scintilla.
Una delle prime sorprese della vita, a ritornarci,
consiste nel sentirsi costretti a spiegazione, di continuo.
Eccoci qua, a 'nfettarce 'a stessa freva, sonnolenta, contenta
azzeccate sott' a pelle, quasi comm' 'e vene
capillari.
Io ve parlo, ve tocco, che bellizze, che sollievo!
O' tengo ancora astipato nu ricordo e stu sollievo
Ero n'acqua na vota, sapite? Che pigliava forme
O' vveco, pure vuie tenite l'uocchie chiuse
Comme a duie malate, ca s'alleccano a freva, stamme stis'
int' 'a lentezza
nell'arresto do Tiempo.
Porta in una notte come questa, dispiacere
insistere a restare in una forma
Ci sfiliamo, adesso, fianco a fianco
'e lato a vvuie
o preferiamo darci spalle ad angolo
o 'nzieme a nu lato solamente
caricatura oscena
di parziali e squilibrati desideri, imperfezioni.
Ci strusciamo cu 'e parole ca ce simme ditte
ca ce simme sciusciate
a risucchio, senza emettere rumore
muvenne 'a vocca, in pantomima
comme fanno 'e pisce.
insistere a restare in una forma
Ci sfiliamo, adesso, fianco a fianco
'e lato a vvuie
o preferiamo darci spalle ad angolo
o 'nzieme a nu lato solamente
caricatura oscena
di parziali e squilibrati desideri, imperfezioni.
Ci strusciamo cu 'e parole ca ce simme ditte
ca ce simme sciusciate
a risucchio, senza emettere rumore
muvenne 'a vocca, in pantomima
comme fanno 'e pisce.
venerdì 2 dicembre 2011
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