mercoledì 30 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
martedì 22 giugno 2010
Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.
Imaginaria di carta
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l'Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d'anagrafe,
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
venerdì 18 giugno 2010
José de Sousa Saramago
martedì 8 giugno 2010
la donna con il fiore
Elle était fort déshabillée
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.
Assise sur ma grande chaise,
Mi-nue, elle joignait les mains.
Sur le plancher frissonnaient d'aise
Ses petits pieds si fins, si fins.
- Je regardai, couleur de cire
Un petit rayon buissonnier
Papillonner dans son sourire
Et sur son sein, - mouche ou rosier.
- Je baisai ses fines chevilles.
Elle eut un doux rire brutal
Qui s'égrenait en claires trilles,
Un joli rire de cristal.
Les petits pieds sous la chemise
Se sauvèrent : "Veux-tu en finir!"
- La première audace permise,
Le rire feignait de punir!
- Pauvrets palpitants sous ma lèvre,
Je baisai doucement ses yeux:
- Elle jeta sa tête mièvre
En arrière : "Oh ! c'est encor mieux!...
Monsieur, j'ai deux mots à te dire..."
- Je lui jetai le reste au sein
Dans un baiser, qui la fit rire
D'un bon rire qui voulait bien...
- Elle était fort déshabillée
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.
- Arthur Rimbaud
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.
Assise sur ma grande chaise,
Mi-nue, elle joignait les mains.
Sur le plancher frissonnaient d'aise
Ses petits pieds si fins, si fins.
- Je regardai, couleur de cire
Un petit rayon buissonnier
Papillonner dans son sourire
Et sur son sein, - mouche ou rosier.
- Je baisai ses fines chevilles.
Elle eut un doux rire brutal
Qui s'égrenait en claires trilles,
Un joli rire de cristal.
Les petits pieds sous la chemise
Se sauvèrent : "Veux-tu en finir!"
- La première audace permise,
Le rire feignait de punir!
- Pauvrets palpitants sous ma lèvre,
Je baisai doucement ses yeux:
- Elle jeta sa tête mièvre
En arrière : "Oh ! c'est encor mieux!...
Monsieur, j'ai deux mots à te dire..."
- Je lui jetai le reste au sein
Dans un baiser, qui la fit rire
D'un bon rire qui voulait bien...
- Elle était fort déshabillée
Et de grands arbres indiscrets
Aux vitres jetaient leur feuillée
Malinement, tout près, tout près.
- Arthur Rimbaud
salitaconcordia37
Avevo dimenticato i piccoli esseri che incontravo tutti i giorni per i vicoli e le rampe, le scalette e le piazzette, che congiungono i quartieri alla collina verde
Avevo dimenticato la gran vita dei folli, gli storpi i deformi i muti, i vecchi ritornati piccini, i piccini divenuti anime perdute
e le case di allora senza ascensore avevo dimenticato
alte e tristi, talvolta irradiate di misteriosa gioia
sempre piene di euforia e di suoni e di canti
Spesso tremavano la notte quelle case per il vento improvviso
Mentre risuonavano dei passi nelle stanze che non sarebbe stato certo normale avvertire in quelle ore tarde
Perché vi erano case qui un tempo dove si sentiva
si sentiva si
(e io non ho mai capito se si trattasse di esseri umani o di poveri animali di bambini malati o di vecchi sofferenti)
qualche gemito qualche sospiro profondo
richiami spezzati subito spenti...
Sentivo che una parte della popolazione presente era di anime morte
Anime di ritornanti
Se nella realtà fisica ritornanti oppure in quella generazionale
o nelle realtà fantastica soltanto
io non sapevo
Solo sapevo che il popolo dei vecchi piccini degli inutili i deformi gli abbandonati gli antichissimi
Appariva e scompariva
Scompariva e riappariva
Di continuo
Anna maria ortese
Avevo dimenticato la gran vita dei folli, gli storpi i deformi i muti, i vecchi ritornati piccini, i piccini divenuti anime perdute
e le case di allora senza ascensore avevo dimenticato
alte e tristi, talvolta irradiate di misteriosa gioia
sempre piene di euforia e di suoni e di canti
Spesso tremavano la notte quelle case per il vento improvviso
Mentre risuonavano dei passi nelle stanze che non sarebbe stato certo normale avvertire in quelle ore tarde
Perché vi erano case qui un tempo dove si sentiva
si sentiva si
(e io non ho mai capito se si trattasse di esseri umani o di poveri animali di bambini malati o di vecchi sofferenti)
qualche gemito qualche sospiro profondo
richiami spezzati subito spenti...
Sentivo che una parte della popolazione presente era di anime morte
Anime di ritornanti
Se nella realtà fisica ritornanti oppure in quella generazionale
o nelle realtà fantastica soltanto
io non sapevo
Solo sapevo che il popolo dei vecchi piccini degli inutili i deformi gli abbandonati gli antichissimi
Appariva e scompariva
Scompariva e riappariva
Di continuo
Anna maria ortese
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