Avevo dimenticato i piccoli esseri che incontravo tutti i giorni per i vicoli e le rampe, le scalette e le piazzette, che congiungono i quartieri alla collina verde
Avevo dimenticato la gran vita dei folli, gli storpi i deformi i muti, i vecchi ritornati piccini, i piccini divenuti anime perdute
e le case di allora senza ascensore avevo dimenticato
alte e tristi, talvolta irradiate di misteriosa gioia
sempre piene di euforia e di suoni e di canti
Spesso tremavano la notte quelle case per il vento improvviso
Mentre risuonavano dei passi nelle stanze che non sarebbe stato certo normale avvertire in quelle ore tarde
Perché vi erano case qui un tempo dove si sentiva
si sentiva si
(e io non ho mai capito se si trattasse di esseri umani o di poveri animali di bambini malati o di vecchi sofferenti)
qualche gemito qualche sospiro profondo
richiami spezzati subito spenti...
Sentivo che una parte della popolazione presente era di anime morte
Anime di ritornanti
Se nella realtà fisica ritornanti oppure in quella generazionale
o nelle realtà fantastica soltanto
io non sapevo
Solo sapevo che il popolo dei vecchi piccini degli inutili i deformi gli abbandonati gli antichissimi
Appariva e scompariva
Scompariva e riappariva
Di continuo
Anna maria ortese