venerdì 17 giugno 2011

Incomprensione


Ho detto "incomprensione", e solo adesso la vita m'ha insegnato che nient'altro ci serena nell'adulto travaglio sia o no artistico, sia o no "pensoso" - non gli accordi d'amore, non le prove rare dell'amicizia, non le attenzioni che puntualmente bistrattiamo; non gli assensi e le cure del "reciproco", le "intese", eternamente disilluse - nient'altro a questo mondo ci è conforto quanto l'incomprensione, patetica, un po' goffa, di chi ci vive accanto. Assidua.
Come potremmo altrimenti sopravvivere a più lustri d'amore "costante", alle stagioni alterne degli umori cangianti nei decenni d'una sola giornata, ai litigi, alle tregue, al maquillage nevrotico, all'andare e venire nella stanza del tempo lento e breve della pur temperata intollerabile tolleranza; se lei, l'incomprensione, mai invocata, non vegliasse con noi e su noi. Che sarebbe dei nostri progetti, se, subito "compresi" dal prossimo nostro, venissero esauditi, realizzati prima d'essere stati intrapresi? Che ne sarebbe della nostra vita, se già vissuta.