sabato 5 dicembre 2009

Il cielo di Danimarca

E' la Luna
un mulino a vento di un qualche Cervantes,
meta stanca e consunta del poeta,
il fruscio materno di lenzuola rimboccate,
o forse giacigli duri e freddi di marmo e cartone,
per strada.
Luna dei perdenti,
di chi ha scelto di non vincere,
dei sogni d'un prigioniero,
dei prigionieri d'un sogno.
di Dio e della sua impostura,
delle troie luride del suo regime,
la luna dei matti a raccoglier cicche spente dall'asfalto.
E' la Luna
sulle ceneri d'un tramonto,
nella polvere di fango d'un ideale,
nel finestrino dell’ultimo posto infondo
d’un fottutissimo pullman,
la luna dei viados e dei desaparecidos,
dei senza volto sulle strade del mondo,
delle canne lucide delle loro p38 in tasca,
di chi non sa mentire alla propria libertà.
La Luna chiara delle bombe su Belgrado,
delle sue grida di morte calcolata e necessaria,
la Luna dei macete ad Algeri,
del piombo di stato a Realidad,
la Luna di una vita derisa e svenduta
sui cellulari sudici di Wall-Street.
La Luna puttana del maledettissimo giorno
in cui te ne sei andata
seguita dalla scia dei miei sogni in frantumi
e dal sogno pulito del tuo dolore.
La luna della notte in cui sarò io a partire
e mi seguirai
senza troppi perchè
seguirai se vorrai anche la gioia del mio pianto,
la gioia di questa mia guerra,
il mio amore infinito per i tuoi passi.