lunedì 21 febbraio 2011

Dormiva. Quando era stanco dormiva a bocca aperta. Come un cretino. Sarebbe stato felice di saperlo. Le notti le avrebbe trascorse a mirarsi dormire. Vivere è in fondo assistere a una disgrazia o una festa, ma solamente assistere, coinvolti fino a un certo punto, testimoni al massimo e non più. Basta togliere l'aria, non contare più sui muscoli, non camminare perché si hanno le gambe. Volare. Assistere. Assistere con tutta l'anima, guardare con tutta l'anima. Appassionarsi come a un caso altrui. Vergognarsi dei propri problemi. Indulgere. Essere buoni con sé stessi. Dov'è un carcere, liberare una farfalla. Ucciderne una invece di andarsene. Volare. Dormire. Volare addormentati, per amare senza essere amati, o anche riamati. Decidere soprattutto quando non dipende da noi, e se dipende da noi, ubbidire. Dormire comunque. O semplicemente tradire.
C'erano lettere che non spediva. parole in preghiera che
l'ingratitudine di un rimedio finale avrebbe annientato. Doveva esserci in quegli inediti una necessità così facile a esaurirsi, e perciò trascurabile, contraccambiata mai, nemmeno dall'amore del suo amore, che l'aveva riaperto a due pensieri o vuoi richiuso in una sola forza dicendo: Vengo senza questa mia, o con questa mia resto qui.